Sono 148 i paesi coinvolti nel quinto report commissionato dall’Assemblea Generale ONU e dedicato al traffico di esseri umani. Il documento presentato a fine gennaio fornisce uno scenario dei modelli e dei flussi della tratta degli esseri umani a livello globale, regionale e nazionale, basandosi principalmente sui casi di tratta.
Da quanto emerge rispetto a quello precedente vi sono meno vittime di tratta, ma maggiori difficoltà per identificarle. Il numero di persone che hanno subito questo fenomeno durante la pandemia, nel 2020, è diminuito dell’11 per cento rispetto al 2019. Tuttavia, è molto complesso sia riconoscere le vittime sia individuare i trafficanti. Il Covid, infatti, ha ridimensionato la capacità dei criminali di operare, ma ha anche limitato l’operato delle forze dell’ordine nei confronti dei più fragili.
Il rapporto oltre a presentare un quadro globale dei modelli e dei flussi del traffico di persone, contiene analisi regionali e profili dei Paesi. Non solo, ci sono quattro capitoli tematici: il primo dedicato alle condizioni socioeconomiche in cui il fenomeno si sviluppa, il secondo ai modelli di traffico di persone minorenni, il terzo al traffico umano a scopo di lavoro forzato e infine il l’ultimo è dedicato al ruolo delle nuove tecnologie utilizzate dai trafficanti per facilitare il reclutamento e lo sfruttamento.
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